Due piante di origini mediterranee che non coltiviamo propriamente, ma raccogliamo spontanee nei nostri terreni.

La pianta di finocchietto selvatico nel Medioevo era considerata un’erba magica che serviva per scacciare gli spiriti avversi. In Tuscia, nelle preparazioni gastronomiche, vengono usati esclusivamente i gialli fiori, più dolci e delicati dei semi che sono invece comuni nelle ricette del centro e sud Italia. Il finocchietto selvatico ha proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e diuretiche e da sempre è considerato un toccasana per chi soffre di aerofagia, stipsi, gonfiori e problemi intestinali.

Il secondo nome della mentuccia e’ nepitella, che deriva da Nepete, l’antico nome di Nepi dove era particolarmente diffusa. Un’altra ipotesi lo lega invece al termine nepa, scorpione in latino, perché si credeva che ne curasse il morso. Ha proprietà digestive, rinfrescanti e balsamiche. Impiegata in cucina sin da tempi remoti, si trova già in alcune ricette del “De Re Coquinaria” di Apicio, caratterizza la cucina romana e laziale regalando delicate sfumature balsamiche ai piatti.

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